Albertini: "Nuovo ct a breve"

Non ci sono i tempi perchè a sceglierlo sia il nuovo presidente

1403778619671_450990840.jpgSaluti e addii. Sul volo della disfatta, di ritorno da Rio, l'Italia costruita da Cesare Prandelli chiude definitivamente la sua epoca.

C'e' un nuovo ct da individuare, e qui Demetrio Albertini auspica ''tempi stretti''. C'è un nuovo presidente federale da eleggere, e il vice di Abete dimissionario già prima del Mondiale e del crollo azzurro puntualizza: ''Non basta una persona per cambiare il calcio italiano. Se mi chiedono di candidarmi a queste condizioni, oggi dico no''.

C'è soprattutto una Nazionale da ricostruire. ''Non so se potrà prescindere da Balotelli - e' il giudizio diretto del presidente del Club Italia - so per certo che può e deve ripartire da Pirlo''. E a stretto giro arriva la risposta del regista azzurro, che aveva annunciato il ritiro dopo il Mondiale: ''Se il nuovo ct riterrà che io serva, verrò sempre volentieri in nazionale'', le sue parole. Pirlo 'traghettatore' di un'Italia ferma nel guado.

Ma sull'imbarcazione ci sarà Balotelli? ''Mario dovrà meritarsi l'azzurro, altrimenti ci saranno altri al suo posto. Decide il nuovo ct: e la gestione di un gruppo può prescindere dal singolo'', dice Albertini. Che il rapporto tra la nazionale e Balotelli si fosse rotto il giorno della disfatta contro l'Uruguay, era apparso chiaro dalle parole di Buffon e De Rossi, e poi quando è emerso il restroscena del 'confronto' tra Prandelli e il centravanti nell'intervallo, fino alla sostituzione.

Ora starà al nuovo ct decidere se lasciare in sospeso Balotelli, magari con un periodo sabbatico in attesa di una maturazione, che molti dall'interno della nazionale ritengono ora difficile da prevedere. Di fatto, Balotelli non ha fatto nulla per nascondere la  frattura. La cresta bionda colorata dal barbiere del Portobello resort il giorno dopo la sconfitta, il cappello e le cuffie calate in testa, tutto solo davanti al gruppo al controllo passaporti; poi in aereo qualche minuto accanto a Fanny e la notte passata al suo posto in bussines.

''La cresta bionda? Ciascuno e' fatto a modo suo - dice Albertini - Io ho gestito il gruppo da fuori lo spogliatoio, dentro non entro perchè e' zona off limits. Devo dire che nei comportamenti Mario e' stato perfetto''. In effetti, e' il comportamento in campo che gli viene rimproverato. ''Sono convinto - ha spiegato Albertini, dando voce all'opinione di tutta la nazionale Prandelli in testa - che il talento sia una 'missione'. Lo devi mettere al servizio della squadra. Prandelli aveva investito tanto su di lui. Non vorrei ritrovarci tra qualche anno a dire di Mario, 'ah, e' uno di quei giocatori che poteva fare...'. Sono stato anche io dall'altra parte, sono stato giocatore: alla squadra ho detto 'ciascuno di voi la deve considerare un'opportunità di carriera buttata'. E Balotelli non è più un ventenne''. Le speranze azzurre ora si chiamano ''Darmian e Verratti, le due note positive di un'esperienza negativa''. E, poi, viste le condizioni, resta la vera domanda all'interno del club Italia: Balotelli vuole guadare il fiume o no? 

''Dobbiamo rimettere al centro il calcio - ha aggiunto durante il volo della nazionale da Rio - non gli aspetti economici: altrimenti non ritroveremo competività''. 'Il nostro calcio - ha aggiunto Albertini - deve rimettere al centro lo sport, non gli aspetti economici. Parliamo di prodotto e pensiamo ai diritti tv: ma il prodotto è il calcio. Se non capiamo questo non torneremo mai competitivi''. ''Se stiamo qui a commentare una disfatta un motivo ci deve essere, e non e' solo nella nazionale - ha proseguito il vicepresidente Figc - Da due Mondiali usciamo al primo turno, chi ricorda da quanto tempo a parte Mourinho non facciamo una semifinale di Champions? Produciamo talenti e ce li portano via: Sanchez, Pastore, Cavani, ora Immobile. Non e' una questione di soldi, diventa una scusa: sono investiti male. Non sono contrario agli stranieri, ma non serve acquistarli solo perchè sono tali, devono portare qualcosa. A chi mi rivolgo? Ai club, ovviamente...''.

Ma Albertini punta il dito anche sul governo del calcio. ''Mi sono dimesso perchè non si poteva operare così come credevo fosse giusto - la spiegazione - Il nostro calcio e' affetto da corporativismo. L'effetto è che fino agli anni '90 gli altri rincorrevano il nostro modello: ora gli altri corrono e noi siamo fermi''. Di fronte all'ipotesi di una candidatura alla presidenza federale, Albertini è stato chiaro: non l'ha esclusa in assoluto, ma non a queste condizioni. ''Non e' una persona che cambia il calcio italiano. Se mi chiedono oggi dico no, miero dimesso per le mie  idee e non sono attaccato alla poltrona. In questi anni - ha proseguito - sono cresciuto come esperienza da dirigente al fianco di Abete, la persona migliore possibile per gestire questa situazione. Ma io credo vada cambiato questo calcio. Vi sembra che così produciamo spettacolo?'' '

'Gufi contro la nazionale? Mi dà fastidio - ha aggiunto Albertini - che si leghi il risultato della nazionale alle sorti della Figc. Il calcio è fatto di vittorie e di sconfitte. Noi dobbiamo riflettere sulle sconfitte, ma la Figc e' un'altra cosa''. A proposito dei rapporti con il Coni, ''è evidente che c'è stata una situazione di contrasto: Malagò aveva impostato la sua campagna elettorale sulla riduzione dei contributi al calcio, Abete li ha difesi''. ''Io - ha concluso Albertini - non ho ambizioni personali di fare il presidente: ho voglia di operare in un certo modo''. 

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  • pubblicato26.06.2014
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